12.04.2022
Accademia Nazionale di Agricoltura - Prolusione del Presidente Patuelli
Il rapporto banche – imprese agricole è in continua evoluzione.
Ora il rialzo dei prezzi, soprattutto dell’energia, la recrudescenza della pandemia e l’incertezza scaturita dal conflitto tra Russia e Ucraina stanno minando la ripresa. Già nel quarto trimestre la crescita si stava indebolendo.
Il 2021 ha visto anche il ritorno dell’inflazione. In Italia, la variazione annua dell’indice dei prezzi al consumo è progressivamente aumentata dallo 0,4% di gennaio 2021 al 3,9% di dicembre 2021, per accelerare fino al 6,7% di marzo 2022 (Stima preliminare Istat.). I listini delle merci agricole hanno iniziato il recupero da metà del 2020.
Le esportazioni agroalimentari, dopo il rallentamento nel 2020, sono tornate a crescere ad un ritmo sostenuto nel 2021: l’anno si è chiuso a quota 52 miliardi di euro (11,1%). Le importazioni agroalimentari hanno registrato una crescita di quasi il 12% rispetto al 2020, raggiungendo un valore di 48,5 miliardi di euro. Il saldo della bilancia commerciale agroalimentare nel 2021 ha raggiunto i 3,5 miliardi di euro (+2,6% sul 2020).
Il rapporto banche-imprese agricole
Il Testo Unico Bancario ha modificato il rapporto tra il mondo bancario e quello agricolo, facendo venir meno il concetto che il credito agrario fosse erogabile solo da alcune tipologie di banche.
Dopo quasi trent’anni dalla riforma non si sono realizzate le iniziali preoccupazioni del mondo agricolo di una possibile emarginazione in termini di accesso al credito.
A dicembre 2021 i prestiti bancari erogati all’agricoltura erano di 41 miliardi di euro. Nel 1991, prima della despecializzazione bancaria, gli impieghi all’agricoltura erano poco meno di 15 miliardi euro.
A fine 2021, il 5,5% del totale dei prestiti bancari è destinato alle imprese dell’agricoltura, silvicoltura e pesca. Tale risultato assume maggior valore se consideriamo che il settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca rappresenta il 2,2% del valore aggiunto complessivo della nostra economia.
Il rapporto sofferenze/impieghi nel corso degli ultimi 10 anni, è stato sempre inferiore alla media del totale delle imprese.
Le sfide del settore agroalimentare
Il mondo agricolo ha importanti sfide da affrontare. Tra queste: il completamento dei processi di ristrutturazione aziendale e l’adeguamento ai rischi connessi al cambiamento climatico e alle nuove esigenze della sostenibilità ambientale.
Nonostante la dimensione media sia cresciuta, la maggioranza delle imprese agricole ha ancora una base produttiva estremamente frammentata, con un basso grado di patrimonializzazione e un significativo grado di interconnessione tra patrimonio aziendale e patrimonio personale dell’imprenditore.
Occorre un salto di qualità nella cultura finanziaria delle imprese agricole e della loro capacità di rappresentare correttamente il proprio merito di credito verso le banche, con elementi precisi, completi e affidabili sulla situazione economica, finanziaria e patrimoniale.
ABI si è impegnata molto, in particolare collaborando con ISMEA e le associazioni di categoria del mondo agricolo, ma la strada è ancora lunga.
Per l’ammodernamento della base produttiva delle imprese agricole una grande opportunità è offerta dal pieno utilizzo delle risorse comunitarie. Abbiamo avviato uno specifico progetto che punta a sviluppare le competenze nel settore bancario per favorire l’accesso delle imprese alle agevolazioni che utilizzano fondi comunitari per:
1. Creare una piattaforma informativa e formativa per le banche italiane, al fine di favorire un maggiore consapevolezza sulle opportunità derivanti da un impiego diretto dei fondi europei.
2. Mettere in condizione le banche di organizzare servizi specializzati alle imprese con progetti finanziabili attraverso le risorse comunitarie, sia con le risorse gestite direttamente dalla Commissione, sia cofinanziate con risorse nazionali e gestite a livello locale.
3. Partecipare più attivamente all’elaborazione delle misure di intervento agevolativo nazionali.
L’ABI ha sottoscritto diversi Accordi a livello regionale per facilitare l’anticipazione dei contributi del Programma di Sviluppo Rurale da parte delle banche.
La seconda sfida riguarda la sostenibilità ambientale delle imprese agricole e la crescita della consapevolezza dei nuovi rischi legati al cambiamento climatico.
L’agricoltura subisce gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, con nuovi rischi.
Si tratta di cambiamenti epocali che vanno gestiti con scelte strategiche e politiche di governo del territorio che rafforzino la sostenibilità delle nostre produzioni sui mercati internazionali nella sostenibilità sociale, economica e ambientale, coniugando le esigenze di una maggiore redditività delle aziende con sempre maggiore qualità e innovazione dei prodotti e processi produttivi, e di difesa dalle possibili calamità naturali.
Nella transizione verso un’economia più sostenibile, le banche affinano le proprie tecniche di valutazione del merito di credito, anche in considerazione degli eventi climatici avversi che possono impattare sulla normale conduzione aziendale e, in generale, dei rischi indotti dal surriscaldamento terrestre.
Per facilitare il passaggio verso un sistema agroalimentare ancora più sostenibile, si presenta oggi l’occasione dei fondi del PPNR, il cui utilizzo si articola su tre pilastri: a) l’economia circolare e l’agricoltura sostenibile; b) i contratti di filiera e di distretto; c) la tutela del territorio e della risorsa idrica.
Significativa è la collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole al “progetto credito”. L’obiettivo è quello di sviluppare un dialogo tra banche e mondo dell’agricoltura, funzionale a promuovere l’ulteriore evoluzione degli strumenti di finanziamento, di gestione del passaggio generazionale, di accompagnamento nella fase di transizione verso la sostenibilità ambientale e di approfondire nuove possibilità per la composizione delle crisi aziendali.
E’ stata estesa la regolamentazione del “pegno rotativo” su prodotti a Denominazione di Origine Protetta (DOP) e Indicazione Geografica Protetta (IGP), che valorizza l’eccellenza delle produzioni nazionali anche per l’accesso al credito per le imprese produttrici.
E’ stato inoltre affrontato il tema delle garanzie pubbliche secondo le regole di vigilanza bancaria che richiedono che le coperture per essere riconosciute come validi strumenti di mitigazione del rischio di credito per le banche debbano avere determinate caratteristiche per consentire a queste ultime di accantonare meno capitale a fronte dei finanziamenti garantiti e, quindi, applicare migliori condizioni di credito alla clientela.
E’ rilevante l’impegno per rendere coerente la garanzia sussidiaria di Ismea con le regole di Basilea; ciò consentirebbe alle banche di effettuare minori accantonamenti di capitale in relazione ai finanziamenti garantiti e, quindi, offrire alle imprese migliori condizioni di accesso al credito.
Fra le misure straordinarie delle Istituzioni italiane ed europee per sostenere le imprese in difficoltà per l’emergenza Covid-19, insieme alle Associazioni di rappresentanza del comparto agricolo siamo riusciti a realizzare la possibilità per le imprese di “Agricoltura, silvicoltura e pesca” di accedere alla garanzia diretta del Fondo di garanzia per le PMI.
In un primo momento, l’intervento del Fondo è stato limitato alle sole misure adottate in coerenza con il Quadro Temporaneo degli aiuti alle imprese “Emergenza Covid-19” e recentemente è stata avviata anche l’operatività ordinaria nell’ambito dei regimi di aiuto tipici del comparto (Regolamento UE n. 1408/2013 del 18 dicembre 2013 - Regime “de minimis” e Regolamento UE n. 702/2014 del 25 giugno 2014 - Regime di esenzione in agricoltura).
L’ABI si è fatta anche promotrice della costituzione di un tavolo tecnico con MCC, ISMEA e le associazioni di categoria agricole per assicurare procedure semplici e standardizzate di accesso alle coperture offerte dai due garanti pubblici.
Ora, di fronte alla crisi derivante dalla guerra russo-ucraina abbiamo sollecitato ed ottenuto una nuova deroga temporanea sugli “aiuti di Stato” approvata dalla Commissione Europea, un primo importante segnale europeo nel quale gli Stati possono elaborare le proprie politiche di sostegno all’economia.
Sono previste quattro diverse possibili linee di intervento: (i) aiuti di importo limitato, nella misura massima di 35 mila euro per le imprese agricole; (ii) misure di sostegno alla liquidità sotto forma di garanzie (iii) e sotto forma di finanziamenti agevolati di importo massimo, per singolo beneficiario, pari al 15% del fatturato annuo medio degli ultimi tre periodi contabili o il 50% dei costi energetici sostenuti nei 12 mesi precedenti il mese in cui viene presentata la domanda; (iv) aiuti per fronteggiare l’aumento dei costi del gas naturale e dell’elettricità.
E’ necessario che le Istituzioni nazionali adottino con urgenza le misure agevolative per sostenere le imprese.
L’ABI ritiene fondamentale confermare, almeno fino alla fine dell’anno, le misure straordinarie di garanzia pubblica sul credito bancario, con le relative facilitazioni di accesso, previste nel corso della pandemia, anche per consentire al sistema di garanzia nazionale e alle banche di essere immediatamente operative per sostenere le imprese in difficoltà.
E’ necessario cogliere l’occasione anche per migliorare le garanzie sulle rinegoziazioni. Molte imprese si sono già pesantemente indebitate nella pandemia e l’acquisizione di altro debito per far fronte alla nuova crisi potrebbe minarne la sostenibilità economico-finanziaria. È necessario creare le condizioni per spalmare il vecchio e il nuovo debito su un tempo più lungo, con garanzie pubbliche con una durata superiore a quanto previsto per il Covid-19.
In questa direzione sembra andare l’articolo 19 del decreto-Legge 21 marzo 2022, n. 21 “Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina” che prevede la possibilità per le imprese agricole, di chiedere la garanzia gratuita rilasciata da ISMEA per operazioni di rinegoziazione di precedenti esposizioni per un periodo di rimborso fino a venticinque anni.
La misura, per essere realizzata, deve prevedere un incremento dell’esposizione dell’impresa richiedente del 10% rispetto alla precedente esposizione oggetto di rinegoziazione. Tale vincolo potrebbe limitare l’efficacia della misura, considerato che le imprese che avrebbero solo bisogno di allungare la scadenza della propria esposizione bancaria per avere maggiori risorse da impiegare per la ripresa, sono costrette ad aumentare anche il proprio livello di indebitamento.
Le misure dovrebbero peraltro essere accompagnate dalla modifica delle regole europee in materia di default.
Le regole EBA sul default rendono problematica la gestione dei soggetti in difficoltà finanziaria. L’eventuale concessione di facilitazioni nel rimborso del credito da parte delle banche, come la rinegoziazione dei crediti in essere o le moratorie, comporta l’automatica classificazione del cliente in “forborne”; cioè si accende un faro sulla situazione del debitore e ogni eventuale successiva difficoltà di rimborso dell’esposizione bancaria può comportare il suo passaggio in default, con l’incremento degli accantonamenti di capitale per la banca e maggiori difficoltà di accesso al credito per l’impresa.
Nella prima fase della pandemia, l’EBA aveva introdotto specifiche regole in materia che consentivano alle banche di avere maggiore flessibilità di classificazione delle posizioni in discorso nel presupposto che il Covid-19 aveva prodotto difficoltà di liquidità generalizzate dovute a uno shock imprevisto e temporaneo. Da marzo 2021 questa flessibilità è venuta meno.
Sempre le regole europee prevedono l’immediata classificazione in default del cliente, quando la concessione di facilitazioni di rimborso comportano una riduzione dei pagamenti attualizzati netti relativi all’esposizione di oltre l’1% rispetto a quanto previsto dal contratto originario.
La sospensione del pagamento delle rate, soprattutto se mancano ancora numerosi anni alla fine del rimborso del finanziamento o l’allungamento del periodo di ammortamento su scadenze lunghe, può portare al superamento della soglia anzidetta.
Abbiamo il paradosso che anche se le banche vogliono aiutare i clienti a uscire da una situazione di difficoltà, non possono farlo, perché se lo fanno rischiano di pregiudicare la condizione dell’impresa, di fatto rendendogli molto più difficile la possibilità di ottenere nuovi finanziamenti.
Per questo l’ABI, insieme alle altre rappresentanze di impresa, chiede alle Istituzioni nazionali ed europee una riforma di tali disposizioni che non aiutano la ripresa.
Concludo, sottolineando l’importanza che vengano portati a compimento altri due interventi che possono aiutare le imprese a ripartire:
- · è urgente l’adozione del Decreto Ministeriale per la disciplina delle garanzie SACE "a mercato", secondo quanto previsto dal DL Liquidità, al fine di dare maggiore flessibilità alle imprese nella gestione del proprio fabbisogno finanziario;
· è necessario recepire le modifiche alla misura ”Nuova Sabatini” - recentemente rifinanziata dalla Legge di Bilancio e aperta anche al settore dell’agricoltura – introdotte dalle leggi di bilancio 2020 e 2021 e dal Decreto Crescita, ossia una maggiorazione del contributo pubblico in favore degli investimenti realizzati da micro e piccole imprese del Mezzogiorno e per l’acquisizione di macchinari, impianti e attrezzature nuovi di fabbrica ad uso produttivo, a basso impatto ambientale.
Antonio Patuelli